L’archivio di Maria Alinda Bonacci Brunamonti: presentazione del volume di inventario

Fiori-di-campoSi è tenuta questo pomeriggio alla Sala Binni della Biblioteca Augusta di Perugia la presentazione del volume di inventario del ricco archivio della poetessa Maria Alinda Bonacci Brunamonti, alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Maria Teresa Severini, del Soprintendente Archivistico di Umbria e Marche Mario Squadroni, del Prof. Sandro Gentili dell’Università degli Studi di Perugia e dei due curatori dell’inventario, il dott. Gianluca D’Elia e la dott.ssa Francesca Ciacci. Per la Biblioteca Augusta erano presenti Serena Innamorati, che ha coordinato la presentazione ed Elena Arcari che ha letto alcuni brani della Bonacci Brunamonti. L’Assessore Severini, nel ricordare l’affetto e l’amicizia che legava una sua prozia alla stessa Bonacci Brunamonti, ha voluto sottolineare l’intenso e complesso lavoro che è stato fatto. “Un lavoro raffinato –ha detto l’assessore- in cui si ritrovano evidenti la forza e il garbo che hanno caratterizzato la persona e le opere di Maria Alinda Bonacci Brunamonti. Un lavoro, inoltre, che -ha concluso- ha rafforzato il già stretto legame tra il Comune e la Soprintendenza archivistica dell’Umbria e delle Marche”. Nel 2010, venne stipulata una collaborazione tra l’allora Direttore delle Biblioteche Comunali di Perugia, dott. Maurizio Tarantino, con la Soprintendenza Archivistica per l’Umbria (oggi dell’Umbria e delle Marche) nella persona del Soprintendente dott. Mario Squadroni e la referente interna per il Fondo Antico della Biblioteca, dott.ssa Fabrizia Rossi. Tale collaborazione prevedeva il progetto di mappatura, riordinamento e progressiva inventariazione dei fondi archivistici conservati in Biblioteca Augusta, per il quale l’incarico fu affidato al dr. Gianluca D’Elia, dal 2010 archivista presso la Biblioteca Augusta e dal 2014 Ispettore Archivistico Onorario della  Soprintendenza archivistica dell’Umbria e delle Marche. Man mano che gli archivi venivano riordinati ed inventariati, diventava sempre più interessante la pubblicazione a stampa dei lavori giunti a termine nelle Collane editoriali edite a cura della Soprintendenza archivistica medesima. La pubblicazione dell’inventario delle carte dell’archivio privato di Maria Alinda Bonacci Brunamonti è stata la seconda a stampa, grazie ad un finanziamento privato che ha permesso di farsi onere delle spese di pubblicazione. Un inventario, infatti, non è un saggio storico ma è indispensabile affinché un saggio storico venga realizzato. L’inventario si espleta seguendo alcune fasi operative, che necessitano di una ricerca storica (generale e locale) e istituzionale, una conoscenza approfondita del soggetto produttore (storica, istituzionale, burocratica) e, infine, delle vicende dell’archivio dalla formazione a oggi. Tutto ciò è avvenuto con il coordinamento scientifico della dott.ssa Francesca Ciacci, Vice-Soprintendente  della Soprintendenza archivistica dell’Umbria e delle Marche. Come ha voluto ricordare il Soprintendente archivistico dell’Umbria e delle Marche Mario Spadoni, questo è il primo volume pubblicato della Collana della Soprintendenza dell’Umbria, anche se la sua numerazione segue quella più ricca della Soprintendenza marchigiana, da quando le due strutture sono state unificate. ”Non si può non notare –ha detto il Soprintendente- come anche la vita di Maria Alinda Bonacci Brunamonti si sia divisa proprio tra queste due regione, l’Umbria e le Marche”.

L’archivio

Tra i Fondi che risaltavano maggiormente per la loro importanza storica, era sempre stato considerato di particolarissimo e notevolissimo pregio l’archivio Maria Alinda Bonacci Brunamonti conservato presso la Biblioteca comunale Augusta, che consta di 17 buste (o faldoni), contenenti rispettivamente : 330 testi autografi, 674 lettere ricevute, 90 minute di lettere inviate, 30 biglietti da visita, ritagli di giornali, 2 album contenenti 174 acquerelli, ordinato per temi e cronologicamente. La documentazione fu acquisita dalla Biblioteca Augusta di Perugia in due momenti: a metà degli anni Settanta (acquisto di due manoscritti contenenti testi, lettere e disegni della poetessa) e nel 1990, tramite l’interessamento dell’allora direttore Dott. Mario Roncetti e dell’allora Assessore della Regione Umbria, prof. Roberto Abbondanza. Tale Fondo può dirsi a pieno titolo un classico esempio di archivio privato, personale e famigliare di una scrittrice della borghesia di fine ‘800. Il fondo contiene insieme opere edite – parzialmente o interamente – ed inedite della medesima poetessa. Si segnala la corrispondenza in particolar modo con importanti personaggi del suo tempo: scrittori, politici, letterati, familiari. Si rende atto del grande lavoro di cura già operato sulle carte dal prof. Luigi Maria Reale, dal dott. Mario Roncetti, così come del grandissimo interesse nella riscoperta della poetessa perugina, contrassegnato da numerose pubblicazioni e manifestazioni locali e nazionali, tra cui spiccano in modo particolare diverse tesi di laurea e dottorato relative soprattutto alla parte poetica. Nel corso dell’incontro di questo pomeriggio il prof. Sandro Gentili ha, quindi messo in evidenza come questo lavoro d’archivio dia inizio ad una nuova fase degli studi non solo su Maria Alinda Bonacci Brunamonti, ma sull’intera cultura perugina e non solo di fine ‘800. “Se da un lato –ha precisato- quest’opera conferma il radicamento di Maria Alinda nell’ambito umbro e marchigiano, dall’altra è evidente come essa abbia cercato di aprirsi alla realtà culturale italiana, uscendo da un ambito limitato e restrittivo come quello in cui viveva. Ciò che, inevitabilmente, conferisce alla sua figura e alla sua opera una dimensione nazionale”

La vita

Maria Alinda Bonacci nacque a Perugia il 21 agosto 1841 primogenita di Teresa Tarulli di Matelica e del professore di retorica al Collegio della Sapienza, Gratiliano Bonacci, nativo di Recanati (luogo che Alinda sentiva particolarmente caro in quanto di legame con Giacomo Leopardi, alla cui casa, famiglia e biblioteca Alinda rimase sempre legata e in stretto contatto) , venne educata direttamente in famiglia, destinata ad un’istruzione di indirizzo classico ed additata, fin da tenerissima età, come enfant prodige. Sin da giovanetta conosceva con sufficiente approfondimento i classici latini, Dante, Petrarca, Leopardi e sapeva anche di greco; ebbe gusto ed amore per le arti figurative, e si applicò a studi filosofici. Frattanto cominciava a comporre versi per lo più d’argomento religioso. Votata naturalmente al disegno e alla pittura, «anche quando divenne libera e indipendente, trasformandosi in autodidatta, non mutò mai sostanzialmente né metodo né sistema». Nel 1854 la sua famiglia dovette abbandonare Perugia (il padre, sembra, si era compromesso politicamente), trasferendosi prima a Foligno, poi a Recanati. Fu un avvenimento che le ispirò malinconici “Versi campestri” (Perugia 1876), idilli ed elegie che ricalcano superficialmente movenze leopardiane e tassesche. Educata nella fede cattolica, dimostrò di essere – al contempo – patriota fervente: dedicò la sua prima raccolta di versi a Pio IX; visse animosamente e con un ardore tipico di chi è molto giovane gli anni in cui si faceva l’Italia; scrisse i Canti Nazionali sull’onda di quel fuoco che all’epoca infiammava gli italiani; soffrì per le stragi fatte; non trattenne aspri commenti mossi nei confronti di quello stesso papa a cui aveva dedicato i primi versi, il quale, si era macchiato delle stragi del celebre 20 giugno 1859 di Perugia. Maria Alinda Bonacci pare sia stata infatti la prima donna a essere ammessa, per una serie di contingenze eccezionali, al plebiscito nel novembre del 1860, quando si votò per l’annessione di Umbria e Marche al regno di Sardegna: fu ammessa al voto, unica donna, per speciale concessione del seggio di Recanati, ben 86 anni prima del suffragio universale femminile. Nel 1868, tornata a Perugia, sposò Pietro Brunamonti. Con il matrimonio raggiunse un sereno e maturo equilibrio spirituale che informò la sua esistenza negli anni successivi. Ad allargare e modernizzare il suo orizzonte culturale contribuirono l’amicizia e la stima di molti letterati italiani: il Mamiani, il Tommaseo, il De Sanctis e soprattutto Giacomo Zanella e il Maffei; in questo periodo Alinda studiò anche scienze naturali sotto la guida dell’abate Stoppani, e raccolse un notevole erbario che in seguito sarà considerato il più importante tra le opere manoscritte. La poetica della Brunamonti approda a questo punto a ingenue riprese tardosettecentesche, corrette da un vigile cattolicesimo; di qui l’adozione di un tipo di poesia didascalico-scientifica edificante. Nel complesso la sua opera in versi riesce a mantenersi a un livello di sufficiente compostezza formale e non manca di felici spunti descrittivi, anche se appesantiti da un’intonazione etico-riflessiva irrimediabilmente provinciale. Più agili, nel complesso, le opere in prosa: i cinque “Discorsi d’arte” e i “Ricordi di viaggio”, pubblicati postumi a Firenze nel 1905 e nel 1907. Nel 1897, mentre lavorava al testo di un discorso sul Leopardi, la poetessa fu colta da trombosi cerebrale e morirà a Perugia il 3 febbraio 1903. Tra le opere più celebri edite: Canti, 1856; Canti nazionali, 1860; Versi, 1875; Nuovi Canti, 1887; Flora: sonetti, 1898; Discorsi d’arte, 1898; Ricordi di viaggio. Dal suo diario inedito, a cura di Pietro Brunamonti, 1905. La cultura della Brunamonti, insolita per una donna della sua epoca, spiega anche i fenomeni di sopravvalutazione della sua poesia che certa critica contemporanea non esitava ad accostare a quella leopardiana. Omaggiata in vita e in morte persino dal Re e dalla Regina d’Italia, Alinda è ricordata da Benedetto Croce in quanto «poetessa risorgimentale», analizzata assieme ad altre figure di spicco all’interno della Letteratura della Nuova Italia; egli fu anche il primo a ricondurre la figura della poetessa perugina entro i limiti d’un onesto, serio dilettantismo.

Alinda-firma

 

 

Fonte: Comune di Perugia